Perchè i politici (e i cittadini) hanno bisogno di studi randomizzati?
20/12/2015, Fabio → Sperimentare le politiche pubbliche | Commenti (0)
Un paio di settimane fa l'Economist ha pubblicato un articolo - In praise of human guinea pigs - che sottolinea l'importanza degli studi randomizzati per testare l'efficacia delle politiche pubbliche. Il sottotitolo racchiude il senso dell'articolo "Doctors use evidence when prescribing treatments. Policymakers should, too". Lo stesso messaggio è ripreso anche nella chiusa "Citizens, as much as patients, deserve to know that the treatments they endure do actually work."
La sperimentazione controllata è una pratica ormai ampiamente consolidata in ambito clinico, dove abitualmente prima di collocare un farmaco sul mercato si provvede ad osservarne gli effetti sulla salute di un gruppo di pazienti scelti per estrazione casuale. D'altra parte chi si fiderebbe di assumere un farmaco che non sia stato prima testato? Sul quale non esiste sufficiente evidenza empirica a dimostrarne l'utilità (o l'eventuale pericolosità)? E dunque perchè dovremmo "fidarci" dell'efficacia di politiche non valutate in modo rigoroso?
Conoscere l'impatto delle politiche non è un vezzo di qualche accademico o di qualche burocrate illuminato. E' una necessità innanzitutto per i cittadini che dovrebbero beneficiare degli interventi decisi dal Governo e dal Parlamento. Senza questa fondamentale conoscenza - che permette di distinguere le soluzioni che funzionano da quelle che funzionano meno o non funzionano affatto - non si corre soltanto il rischio di sprecare risorse pubbliche, alimentando politiche inutili, ma anche di produrre danni ingenti per la collettività.
Il tema degli studi randomizzati è stato affrontato anche in un articolo pubblicato ad agosto su Nature - Can randomized trials eliminate global poverty? e in qualche nostro post come questo o questo.