Segnalazioni letture
24/04/2015, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
E' appena uscito un numero monografico di Rassegna Italiana di Valutazione dedicato alla valutazione degli effetti delle politiche pubbliche. Il numero contiene una serie di esperienze realizzate in diversi ambiti di policy: istruzione, aiuti alle imprese, formazione professionale, misure di politica attiva per il lavoro, interventi contro la povertà.
Si tratta di un segnale importante di attenzione da parte della comunità di valutatori italiani rispetto a questo particolare approccio, abitualmente poco praticato in Italia.
Sull'argomento - la grande diffusione della valutazione controfattuale a livello internazionale e l'arretratezza della situazione italiana - era intervenuto anche Alberto Martini nel numero di gennaio/febbraio della newsletter dell'AIV.
03/01/2015, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Consigliamo la lettura di un interessante articolo di Ron Haskins pubblicato recentemente sul New York Times: Social Programs That Work.
L'articolo indica un obiettivo da perseguire anche in Italia: mettersi nelle condizioni, attraverso la conduzione di studi rigorosi, di capire quali politiche si sono rivelate efficaci (e in che misura lo sono) al fine di decidere se rifinanziarle o meno.
"Over time, an evidence-based approach should be a prerequisite for any program to get federal dollars. Shamefully, this has not been the case. When John M. Bridgeland led Mr. Bush’s Domestic Policy Council, he was amazed to find 339 federal programs for disadvantaged youth, administered by 12 departments and agencies, at a cost of $224 billion. Very few had been evaluated to determine whether they made a difference.
The evidence-based movement separates the wheat from the chaff. If this movement spreads to more federal programs, especially the big education, employment and health programs supported by formula-based grants, we can expect consternation and flailing as many program operators discover that their programs are part of the chaff.
This is why rigorous evaluation is often unpopular, for politicians in both parties."
Ron Haskins è codirettore del Center on Children and Families presso la Brookings Institution ed ha scritto insiema a Greg Margolis il volume “Show Me the Evidence: Obama’s Fight for Rigor and Results in Social Policy”.
10/06/2014, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Un articolo di Alexander Spermann, direttore di IZA, pubbilcato su La Voce.info racconta in che modo si è giunti all'introduzione di una clausola valutativa nella legge che prevede il salario minimo.
08/06/2014, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Segnaliamo due letture. La prima è un articolo pubblicato sul supplemento del Sole24Ore dal titolo "Valutare per spendere meglio". Scritto da Andrea Margheri, l'articolo sintetizza i contenuti del manifesto di CAPIRe e descrive gli obiettivi e l'organizzazione del progetto. La seconda lettura è un saggio scritto da Daniele Capone e pubblicato all'interno del volume "Lineamenti di Diritto Costituzionale della Regione Lombardia" a cura di Lorenza Violini e Quirino Camerlengo (Il Mulino, 2014). Il saggio si concentra sulla costituzione in Lombardia del Comitato paritetico di Controllo e Valutazione.
10/03/2014, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Nel mese di gennaio è stato pubblicato un volume dell’OECD dal titolo “Regulatory Policy and Behavioural Economics”. L’autore è Peter Lunn, un economista con un dottorato in neuroscienze cognitive e comportamentali. Lo studio offre una rassegna internazionale delle prime applicazioni dell’analisi economica dei comportamenti umani al disegno delle politiche pubbliche. Nel volume si descrive in che modo questo approccio, che fa ampio uso di sperimentazione controllata e studi randomizzati, sia stato adottato in numerosi Paesi. In particolare l'autore illustra circa sessanta esempi relativi alle politiche di regolazione. Il testo è disponible sul nostro scaffale.
15/11/2013, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Un articolo pubblicato di recente su Nature e disponibile sul nostro scaffale sottolinea come i Governi dovrebbero investire - molto di più di quel che fanno attualmente - per studiare come le persone reagiscono alle politiche pubbliche. Come interpretano una nuova regola o una nuova informazione. Come usano un sussidio economico o un nuovo servizio. Se e in che misura adottano i comportamenti sperati e con quali conseguenze sui fenomeni che le politiche intendono modificare. L'autore dell'articolo è il prof. Oullier, che è stato dal 2009 al 2012 a capo del programma di neuroscienza e politiche pubbliche del Centro per le analisi strategiche del Governo francese. Il suo messaggio è chiaro: "Le pubbliche amministrazioni non possono più permettersi di adottare politiche senza che la loro efficacia sia prima testata con metodo scientifico". Per questo motivo invita i Governi europei a usare la sperimentazione controllata per valutare l'impatto dei loro interventi.
11/09/2013, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Il numero di settembre di Valut-AZIONE illustra i risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti: il tentativo di integrare servizi per l'infanzia e servizi per l'impiego al fine di migliorare le condizioni economiche delle famiglie più indigenti e di condurle ad una situazione di autosufficienza. La valutazione, condotta da MDRC, mostra come l'impatto sui beneficiari di questo intervento integrato sia nullo. Almeno dal punto di vista dell'occupazione e del reddito da lavoro. Fa eccezione il sottogruppo di madri entrate nel programma quando erano ancora in attesa e con figli molti piccoli (sotto 1 anno di età). Per questa categoria di beneficiari l'intervento produce un aumento di circa 13 punti nel tasso di occupazione.
In questi anni in Italia si è parlato molto della necessità di integrare i servizi nei vari settori d'intervento pubblico: sanità, welfare, lavoro, educazione. Solo per citare solo alcuni ambiti di indubbia rilevanza. Ma in quali casi questi tentativi di integrazione si sono rilevati efficaci? Quale evidenza empirica esiste sulla loro capacità di raggiungere gli obiettivi desiderati? Cosa è migliorato per i cittadini? Cosa non ha funzionato? Insomma, cosa insegna l'esperienza?
20/08/2013, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Nella sezione Scaffale è disponibile una pubblicazione del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento che contiene un'ampia descrizione della legge n. 28/2013 dal titolo "Controllo sull'attuazione delle leggi provinciali e valutazione degli effetti delle politiche pubbliche".
16/05/2013, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Twitter, il servizio gratuito di social network e microblogging, sta cambiando il modo di comunicare nella nostra società. Può essere utilizzato da analisti e ricercatori per diffondere la conoscenza maturata sul funzionamento delle politiche? In che modo? Un post pubblicato a maggio sul blog del sito web di APPAM (Association for Public Policy Analysis and Management) affronta queste domande.
Da: http://www.appam.org/policy-research-and-tweeting/
Policy, Research, and Tweeting
May 15, 2013 09:00 AM
What is Twitter, and how is it relevant for public policy analysis, research, and management? Is this a viable tool for today's professionals in the public policy field?
The short answer: it depends.
Twitter is a micro-blogging service that allows users to send and receive short public messages called "tweets." Entries are limited to 140 characters and can include links to blogs, websites, images, videos, and other online material. You may have noticed APPAM's scrolling Twitter feed on the front page of APPAM.org, which shows, in real time, the various messages the Association puts out, as well as "re-tweets" relevant news and research from industry professionals and organizations.
So how can such a brief medium be relevant to academia, corporate, and other policy research professionals? Is it possible anything of value can be said in 140 characters or less?
The good news is yes, it is possible. Twitter can add extra value to your research project or work in several different ways.
Did you complete a milestone in your project? Tweet about it. Every new publication, data, report, website or blog update can be tweeted. Include a link to your research blog and ask your followers for feedback and comments.
The London School of Economics and Political Science Public Policy Group posted an in-depth guide to Twitter and tweeting back in September 2011. While primarily directed towards academics and researchers, the insights and suggestions they provide - along with a simple guide to using the service - is invaluable.
The hashtag feature of Twitter is of particular note. When public tweets use a hashtag (#), it categorizes the tweet with others using the same. Hashtags have fostered Twitter communities around academic work (#phdchat, #acwri) and specific disciplines (#publicpolicy, #economics). In these feeds, you'll find links to a lot of resources specific to the hashtag topic, including academic writing, promoting your research, and developing your career.
Twitter is also good for networking and collaboration. Through the hashtag feed, members can participate in weekly or bi-weekly "chat" sessions. Academics can then discuss a topic or find like-minded professionals with which to network and collaborate.
The service is also a convenient way to keep up-to-date on academic, policy, and research news from a wide range of sources. Through Twitter's list feature, you can sort who you follow into different topic areas. These lists help you organize when you have a large number of people you follow across aspectrum of topics. You can also follow other user lists as well. It takes a little time to organize but for those needing particular avenues of information, it is well worth the effort.
A wide variety of apps exist for using Twitter. The most common entry point is through using the service's website. However, some applications have made it easier to use and sort tweets, including pre-scheduling your own tweets. The more popular apps include HootSuite, TweetDeck, Tweetbot, and SocialOomph.
If you're looking to step out further into the realm of social media, starting up or expanding your Twitter use is a must. By exploring the service's uses and tailoring it to your needs, you can promote your research, build up your network, find and collaborate with like-minded colleagues, and stay abreast of current news impacting your field. Whether you use it sparingly or extensively, Twitter will open up new roads to explore in your career.
24/01/2013, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Un articolo di David Bornstein, pubblicato ieri sul New York Times, è un buon esempio del modo in cui le evidenze prodotte dalla valutazione di una politica dovrebbero alimentare il dibattito pubblico.
L'articolo in questione riprende i risultati di due studi randomizzati, condotti in Pennsylvania tra il 1992 e il 2001, che hanno come oggetto un intervento sanitario volto a ridurre i rientri in ospedale (riospedalizzazioni) di pazienti anziani dimessi da poco tempo. Le riospedalizzazioni precoci rappresentano infatti un notevole costo per la sanità pubblica. Come evitarle? I due studi hanno testato l'efficacia di un possibile rimedio. Per saperne di più sulle due valutazioni si consiglia di leggere il numero 7 di Valut-AZIONE pubblicato questo mese sul sito di CAPIRe.
L'incipit del pezzo di Bornstein merita di essere riportato sulle pagine di questo blog:
"If you’ve listened to the debate on how the United States should avoid going over the “fiscal cliff” over the past months, you might believe that the government has only two options to address its budget woes — either slash social programs, as conservatives favor, or the liberal tack, raise taxes. That’s a myopic view, one that actually distorts the relationship between social programs and society at large. Many of the most effective ones are not a mere expense to be trimmed off a budget; they often can and do save considerable money for society. And they’d be even more economical in this regard if the government invested in their widespread adoption."
In Italia, dove da tempo si parla di spending review, assumendo erroneamente che essa coincida con una politica di tagli (spesso lineari), si dovrebbe riflettere molto sui contenuti di questo articolo, traendone almeno due lezioni molto semplici. Talmente semplici da sfiorare l'ovvio.
Prima lezione semplice: spendere di più oggi può portare a grandi risparmi domani. Naturalmente vale anche il principio inverso: tagliare oggi, senza grande attenzione a dove e cosa si taglia, porta con sé l'alta probabilità che si debbano fronteggiare perdite finanziarie, anche cospicue, nel futuro.
In altri termini, tagliare alla cieca non è mai una grande idea. Neppure in una situazione di elevato debito pubblico.
Seconda lezione semplice: per non tagliare alla cieca e per investire con oculatezza - insomma per decidere con intelligenza dove allocare risorse sempre più scarse - occorre sapere quali sono le politiche che funzionano e quali sono quelle che non funzionano. Occorre cioè essere in grado di distinguere gli interventi efficaci da quelli che lo sono meno o che non lo sono affatto. Su questo punto non ci sono scorciatoie: o si ricorre ad una seria e rigorosa valutazione degli effetti - come quelle descritte nell'articolo - e ci si attrezza per tempo al fine di produrre maggiore conoscenza sulle reali capacità delle politiche di cambiare le cose nella direzione desiderata, oppure ci si ritrova a prendere decisioni sulla base del solo intuito o, peggio, del pregiudizio ideologico. Senza mai poter disporre di una qualche evidenza empirica.
21/10/2012, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Nella sezione "Scaffale" sono disponibili due recensioni del volume "Sono soldi ben spesi? Perchè e come valutare l'efficacia delle politiche pubbliche". La prima di Paolo Severati è tratta dal numero 1/2012 di Osservatorio Isfol. La seconda di Ferruccio Biolcati-Rinaldi è stata pubblicata su Rassegna Italiana di Sociologia. Buona lettura!
30/04/2012, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
I problemi che emergono durante il processo d'attuazione di una politica rendono meno probabile che gli obiettivi di quella stessa politica siano davvero raggiunti. Tali problemi possono anche danneggiare il morale e la reputazione esterna delle agenzie direttamente coinvolte nell'attuazione. Sebbene molti problemi si ripetano lungo i programmi d'intervento e possano perciò essere previsti nella fase di disegno della politica, i legislatori solitamente dedicano loro poca attenzione. Il paper scritto da R. Kent Weaver in "Issues in Governance Studies", dal titolo "But will it work? Implementation Analysis to Improve Government Perfomance" sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero adottare, a livello nazionale, un sistema di analisi d'implementazione per le principali proposte legislative discusse dal Congresso. Il documento è scaricabile dalla sezione Scaffale del sito web .
12/04/2011, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Dalla sezione scaffale del nostro sito web sono scaricabili tre volumi pubblicati dalla Banca Mondiale sul tema della valutazione e più in particolare sull'analisi degli effetti.
Il più recente, Impact Evaluation in Practice, è stato pubblicato agli inizi del 2011 e fornisce un'introduzione chiara ed accessibile, anche a non addetti ai lavori, alla valutazione delle politiche secondo una logica controfattuale.
Ecco come inizia il primo capitolo dal titolo "Perchè valutare?".
"I programmi e le politiche di sviluppo sono disegnate per produrre cambiamenti tangibili su fenomeni d'interesse, ad esempio, per provocare un aumento dei redditi delle persone svantaggiate, per migliorare le capacità di apprendimento dii studenti in difficoltà oppure per ridurre la diffusione di certe malattie. Se questi cambiamenti sono stati davvero prodotti grazie agli interventi adottati è una domanda cruciale per un policymaker. Spesso però a questa domanda non si dedica particolare attenzione. Più comunemente i decisori pubblici si concentrano nel controllare gli input della politica ed eventualmente nel misurare i prodotti più immediati - ad esempio quanto denaro è stato speso. Dedicano poco tempo invece a verificare in che misura le politiche adottate incidano davvero sui problemi collettivi."
Gli altri due volumi sono Making Smart Policy: Using Impact Evaluation for Policy Making, una rassegna di casi per capire se, e in che modo, la valutazione d'impatto può orientare le decisioni successive, e Handbook on impact evaluation. Quantitative methods and practices, un approfondimento sulle tecniche statistiche utilizzate per "ricostruire la situazione controfattuale".
Buona lettura!
20/10/2010, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Con la comunicazione "Legiferare con intelligenza nell'Unione europea", la Commissione ha illustrato una serie di azioni per migliorare la qualità della normativa comunitaria. Tra le azioni indicate, si afferma la nacessità di attribuire maggiore importanza rispetto al passato all'impiego di strumenti di valutazione ex post della legislazione e delle politiche già esistenti. Si afferma infatti nella comunicazione che "Smart regulation policy will therefore attach greater importance than before to evaluating the functioning and effectiveness of existing legislation." E più avanti: "A key tool in this new approach will be ex post evaluation of legislation....Evaluating the effectiveness and efficiency of EU legislation will improve the quality of policy-making and help to identify new opportunities to simplify legislation and reduce administrative burdens. The public consultation has shown strong support for this type of evaluation. It has also shown that few Member States do it." Un'indicazione simile proviene anche dalla relazione della Corte dei conti europea n. 3/2010 "Le valutazioni d'impatto nelle istituzioni dell'Unione euroepa costituiscono un supporto al processo decisionale?".
14/02/2010, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Il Regulatory Reform Programme dell'OCSE ha lo scopo di aiutare i Governi a migliorare la qualità della loro regolamentazione. Nell'ambito di questo programma sono pubblicati rapporti di sintesi sulle situazioni dei diversi Paesi.
Il rapporto sul caso italiano “Better Regulation to Strengthen Market - Dynamics Reviews of Regulatory Reform: Italy”, pubblicato alla fine del 2009, cita l'esperienza di progetto CAPIRe tra le innovazioni in tema di Legislative review and ex post evaluation.
Di seguito alcuni dei passaggi ripresi dal documento:
“One of the most effective recent developments is the CAPIRe project, established by the Conference of the Presidents of the Legislative Assemblies of the Regions and the Autonomous Provinces in 2002.
CAPIRe seeks to disseminate the policy evaluation culture, building on the capacities of regional administration in carrying out evaluations and promoting the use of evaluation clauses in legislative texts. Reports on regional experiences posted on the CAPIRe website allows for information and best practice sharing. Of particular interest are the so-called “evaluation missions”, which are launched on the initiative of a committee or by a quorum of regional counsellors to monitor and control legislation.”
17/07/2009, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Darsi la possibilità di sbagliare: questo è il presupposto che guida (o dovrebbe guidare) la valutazione degli effetti. Scoprire che una politica non ha prodotto alcun effetto non è necessariamente una catastrofe. A patto però che si sappia capitalizzare l'esperienza maturata per cambiare le politiche che si sono rivelate inefficaci e per sperimentare soluzioni innovative. A volte il solo modo di fare la cosa giusta e farne (prima) molte sbagliate. Nel blog della Gargani Company è stato pubblicato un messaggio che approfondisce questo punto.
20/03/2008, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Nella sezione scaffale è pubblicata la relazione introduttiva di Andrea Margheri al workshop nazionale di CAPIRe che si è svolto il 14 marzo e dedicato al tema "Come i Consigli comunicano la valutazione?". Durante il workshop sono state presentate e discusse alcune esperienze di presentazione dei risultati di valutazioni di politiche, condotte su impulso di assemblee legislative. Il blog è aperto per chi intendesse commentare i contenuti della relazione, o per chi, avendo partecipato al workshop, avesse voglia di commentare le esperienze presentate...
12/03/2008, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Si segnalano due nuove collocazioni sullo scaffale: a) gli atti del primo convegno nazionale di CAPIRe che si è tenuto a Matera nel giugno scorso e b) un numero monografico di Informaires completamente dedicato alla valutazione delle attività pubbliche.
29/11/2007, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Nello scaffale di CAPIRe è disponibile il volume che raccoglie i risultati di una recente esperienza di valutazione realizzata in Sardegna. Le riflessioni degli autori rispetto a questa esperienza sono state recentemente pubblicate sul sito www.insardegna.eu in un articolo dal titolo "La valutazione della tassa sulla nautica: oltre la guerra sulle stime". Lo staff di CAPIRe ne consiglia caldamente la lettura a tutti i naviganti.
Saluti.
PS: a questa valutazione anche la stampa regionale ha dato un certo risalto (anche se non sempre ha colto nel segno nel riportare i risultati dell'analisi). Chi è interessato può andare a leggersi quanto riportato nella nostra rassegna stampa.
17/08/2007, Fabio → Segnalazioni letture | Commenti (0)
Si segnalano due relazioni recentemente inserite nella sezione Scaffale.
L'autore della prima relazione, presentata in un convegno tenutosi a Firenze nel 2004, è Roberto Bin.
Di particolare interesse sono i seguenti passaggi:
"....a nessuna assemblea elettiva conviene essere inefficiente, ingovernabile, incapace di rispondere in tempi ragionevoli alle esigenze prospettate dall'esecutivo. Il problema è cosa assicuri "efficienza" e, prima ancora, rispetto a che cosa le procedure assembleari debbano risultare efficienti. Il primo quesito è semplice: efficienza è anzitutto capacità di programmare i lavori e svolgerli nei termini previsti: se il compito dell'assemblea è produrre leggi, le leggi devono essere prodotte entro un termine ragionevole. Ma il compito di un'assemblea elettiva è "solo" produrre leggi? Nella risposta a questa seconda domanda è probabile che gli orientamenti dell'esecutivo e dell'assemblea divergano. Mentre è chiaro perché l'esecutivo sarebbe favorevole a circoscrivere l'ambito di attività dell'assemblea, meno chiaro è quale sia la direzione in cui converrebbe all'assemblea di cercare di espandere il proprio raggio d'azione. Proviamo a ragionare su questo nodo, che a me pare strategico.
Le assemblee elettive sono l'organo titolare della funzione legislativa perché sono "rappresentative".
Con l'elezione diretta, anche il presidente dell'esecutivo è "rappresentativo", ma lo è ad un grado diverso: il presidente rappresenta la sola maggioranza - anche se, appena eletto, si affretta a dichiarare che sarà "il presidente di tutti i cittadini". La teoria del monopolio legislativo parlamentare è strettamente dipendente dalle teoria della rappresentatività parlamentare, della pubblicità dei lavori, delle garanzie della minoranza. Tutto qua? No. La rappresentatività non è un titolo che si acquisisce tramite elezione, ma un risultato che si ottiene se si ha la capacità di rappresentare effettivamente gli interessi della comunità: non di rappresentarli in astratto (come certifica il "titolo"), ma in concreto, in relazione alle decisioni da assumere. Tutta la nostra filosofia politica, dalla lontana affermazione del principio della democrazia indiretta, alla moderna proclamazione del principio di sussidiarietà, è intessuta da questa convinzione, che non ci sono decisioni "giuste" che non siano prese considerando gli interessi della collettività a cui sono riferite.
Come fanno le assemblee elettive a conoscere e valutare gli interessi della "loro" collettività? Bastano le conoscenze e le virtù personali degli eletti? Naturalmente no......" ".....Dentro le istituzioni, l'incapacità della politica è in buona parte imputabile alla scarsa attrezzatura di cui dispongono le assemblee elettive. Parlo genericamente di attrezzatura, ma in essa rientrano fattori di natura diversa.
Anzitutto non è concepibile che le assemblee elettive operino per progetti di legge e non per politiche pubbliche. Quale segmento di qualsiasi politica pubblica riescono a percepire le assemblee legislative? Lo schema tradizionale è che l'assemblea inizia ad occuparsi di un tema quando riceve il disegno di legge dell'esecutivo e inizia a svolgere il suo compito nel procedimento legislativo, prima in Commissione e poi in Aula, attraverso le tradizionali tre letture. Ma poi, licenziata la legge, chiude la specola e perde di vista le modalità con cui viene attuata la politica pubblica, nulla sa - sa in modo organizzato e non attraverso contatti sporadici e parziali - dei risultati che essa ha prodotto, di quanto è accaduto nel mondo reale a seguito della sua legge, se non ciò che cortesemente il ministro o l'assessore ha piacere di comunicare di tanto in tanto; un bel giorno si troverà però nuovamente ad occuparsene, in occasione del rifinanziamento della legge o perché l'esecutivo si riaffaccia per proporre degli emendamenti. È questo un ruolo attivo dell'assemblea, un ruolo che le consenta di svolgere la sua funzione di "organo di rappresentanza"?
No, è il ruolo tradizionale, scolpito dai regolamenti assembleari che hanno tutti origini ottocentesche. L'impianto è rimasto quello. Naturalmente non è sempre così e vi sono talvolta delle commissioni permanenti che riescono ad
estendere la propria visuale sulla realtà. E poi molte idee circolano, e talvolta si concretizzano anche in regole procedurali: come inserire meccanismi di verifica dei risultati nelle leggi più importanti (le c.d. clausole valutative), come svolgere le udienze conoscitive, come potenziare gli ausili tecnici alla legislazione."
La seconda relazione racconta come, nell'ambito di CAPIRe, si stia cercando di potenziare ruolo e funzioni dell'assemblea elettiva nella direzione indicata da Roberto Bin. Il titolo della relazione, presentata in un convegno tenutosi a Roma nel settembre dell'anno scorso è volutamente provocatorio: "Fare leggi o valutare politiche?"